Una statua raffigurante San Giorgio rappresenta il legame fra i cisani emigrati in America e la propria comunità di origine: il simbolo di una tradizione secolare.
Ogni luogo in cui abbiamo vissuto, sia per breve che per lungo tempo, rimane impresso nella nostra memoria per i motivi più diversi. La terra di provenienza, però, ci offre un senso di appartenenza unico, che ci tiene legati ad essa indissolubilmente; è un punto di riferimento, ma anche un punto di partenza verso nuove destinazioni. A volte, per motivi di lavoro, si è costretti a partire per andare lontano, e questo può lasciare un senso di solitudine e di vuoto che si cerca di colmare attraverso il mantenimento di un legame.
Così è stato per alcuni trentini che, nel 1891, dal paese di Cis in Val di Non furono obbligati ad emigrare in America: prima di partire per questo viaggio oltreoceano, però, ebbero
un’idea davvero originale per mantenere un legame “simbolico” con il paese d’origine.
Ma partiamo dal principio.
La piccola comunità di Cis è da sempre devota a San Giorgio, il santo patrono del paese e, negli anni ’80 dell’Ottocento, una statua rappresentante questo soggetto ebbe un grande successo a Londra: si tratta della statua equestre di San Giorgio e il drago realizzata nel 1883 da Fernando Demetz, uno scultore originario di Ortisei. Nel 1884, questa scultura lignea fu esposta nella capitale inglese, dove venne premiata con una medaglia d’oro.
La sua fama raggiunse anche il paesino della Val di Non, i cui emigrati decisero che sarebbe stata proprio questa statua a rappresentare il collegamento “fisico” con la propria terra natale. A tale scopo, gli emigrati cisani raccolsero i 260 fiorini necessari per acquistarla e donarla alla propria comunità. È così che nel 1891 questa scultura entrò a far parte della storia di Cis.
Ciò non fu che l’inizio di una tradizione portata avanti ancora oggi dalla Pro Loco e dalle altre associazioni locali. Nel giorno della benedizione della statua, infatti, fu stabilito che questo evento venisse ricordato con una festa ed una processione della statua, da organizzare ogni dieci anni, per permettere a tutti gli emigrati delle diverse ondate, dapprima in America (nella seconda metà del XIX secolo) e poi in Belgio (nel secolo scorso), di tornare in paese e di parteciparvi.
Una tradizione molto sentita, tanto che dal 1966 si decise di riproporla ogni cinque anni, animando il borgo per un weekend intero, fra pranzi tipici e serate musicali. La domenica vengono suonate le campane della chiesa parrocchiale e, dopo la messa, si dà inizio alla processione, guidata, fino agli anni ’80, dagli emigrati; ora, invece, sono i rappresentanti delle varie associazioni del territorio a portarla a spalle fra le vie del paese.
Alla processione partecipa l’intera comunità, la quale, nei mesi precedenti, viene coinvolta anche in tutti i preparativi, dalla creazione delle bandierine da appendere in centro alla realizzazione degli archi sotto cui passare con la statua, fino alla costruzione delle postazioni per le soste lungo il percorso.
In questo 2021, anno della ricorrenza, la celebrazione è stata ridotta ad una semplice messa domenicale all’aperto e ad una ristretta processione. Chissà, forse il prossimo anno si potrà replicare con la tradizionale sagra nella sua forma “allargata”? Questo sarebbe il desiderio degli abitanti, i quali non vorrebbero attendere altri cinque anni per poter celebrare l’amato San Giorgio.
Grazie a Stefano Ravanelli, presidente della Pro Loco di Cis, per la collaborazione.
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