un'americana in pro loco

Un’americana in Pro Loco

É una storia di appartenenza un po’ speciale quella che vi raccontiamo oggi e che ha come protagonisti la Pro Loco di Sagron Mis, che come tutte le Pro Loco è per sua natura è il simbolo del legame invisibile con il territorio, e una giovane donna americana.

Se c’è un fenomeno che da sempre caratterizza e modella i nostri paesi, e che ancora oggi ne plasma l’identità, questo è l’attività migratoria. Dai minatori che per primi hanno creato e quindi abitato i nostri villaggi alle innumerevoli attività stagionali che hanno portato orde di abitanti della montagna a conoscere il mondo. Dalla fuga dei giovani verso lidi più fertili dei giorni nostri alle famiglie che lungo il corso degli ultimi secoli hanno cercato fortuna in Italia, in Europa, nelle Americhe.

Ed è proprio figlia delle migrazioni americane le storia che vi voglio raccontare oggi. Ma andiamo con ordine.

Non è insolito imbattersi in persone che, alla ricerca dei propri avi, finiscano per incastonarsi sugli spigoli delle montagne che avvolgono i nostri abitati. Sì, perché in una terra dove per secoli hanno abitato contadini, figli e nipoti di contadini nonché genitori e poi nonni ancora di contadini, tutti madri e padri con lo stesso cognome e che nel peggiore dei casi portavano tutti o quasi lo stesso nome del padre o della madre, non è che sia proprio facile orientarsi nel ricercare i “propri” avi.

È così che arriviamo ad Allison Brock, la socia numero 747 della Pro Loco di Sagron Mis. Dal Missouri al Miss (con due ‘s’, come era chiamato il nostro paese fino a metà del ‘900) questa ragazza ha percorso a ritroso (solo virtualmente, per ora) la strada che la sua bisnonna e il suo bisnonno hanno percorso poco più di un secolo fa nel tentativo di emanciparsi dalla vita di sussistenza che il contesto alpino all’epoca offriva.

“Dal Missouri al Miss, questa ragazza ha percorso a ritroso la strada che la sua bisnonna e il suo bisnonno hanno percorso poco più di un secolo fa.”

Giordano Broch e Luigia Renon, entrambi di poco più di vent’anni, si sposarono nell’estate del 1906 nella Chiesa di Sagron, e appena tre mesi dopo erano già a Southampton, nel Regno Unito, a prendere il transatlantico “Philadelphia”, che li avrebbe condotti ad Ellis Island e di lì verso McAlester, una piccola cittadina dell’Oklahoma dove ad attenderli avrebbero trovato il fratello di lui, già stabilizzatosi negli Stati Uniti qualche tempo prima. Da lì poi la famiglia passerà in Illinois e quindi a St.Louis, in Missouri, dove Giordano e Luigia, o meglio, Jordan e Louise, cresceranno i loro 6 figli ed innumerevoli nipoti.

Ed arriviamo quindi alla mail di Allison del febbraio scorso, desiderosa di conoscere ed approfondire la parte che ancora le era celata del suo albero genealogico, oltre che di regalare a suo padre un qualche presente che arrivasse direttamente dal villaggio che un secolo abbondante prima i suoi avi, con il coraggio, le angosce e le speranze che solo un emigrante può conoscere, decisero di lasciare per sempre.

La fitta corrispondenza con cui abbiamo cercato di aiutarla nelle sue ricerche la ha appassionata a tal punto che in poco tempo ha voluto diventare socia della nostra associazione, con tanto di donazione e la promessa solenne di prendere un volo, quando sarà possibile, per calpestare fisicamente quella terra povera che i suoi avi hanno coltivata per secoli, per soddisfare l’emozione della nostalgia di una casa mai conosciuta, di un vissuto solo tramandato.