Un rombo per San Martino

di Oriana Bosco

In Val Rendena c’è un paese dove il giorno di San Martino è grande festa: protagonista il mondo agricolo, che da centinaia di anni chiede al santo la sua benedizione. In un modo originale davvero originale.

Il giorno di San Martino, l’11 novembre, è una data molto sentita dalla cultura popolare. In questa occasione, infatti, si festeggia da sempre il ringraziamento per il buon esito dell’annata agricola, usanza ancora oggi portata avanti in molti paesi trentini con iniziative piccole e grandi curate dalle Pro Loco (Vervò, Stenico, Carisolo, Vattaro, Sagron Mis, Zuclo, Cimego, Livo, Villa Rendena Javrè Verdesina).

Un rituale greco giunto fino a noi

Questa tradizione (da cui deriva anche l’odierno inizio giuridico dell’annata agraria) si fa risalire alle antiche celebrazioni popolari delle Antestérie, dedicate al dio Dioniso, diffuse già nel mondo greco, durante le quali venivano spillate le botti e si assaggiava il primo vino.

Nei secoli seguenti, queste celebrazioni assumono un carattere religioso, e diventano l’occasione per offrire a Dio i frutti della terra, nella quale i contadini portavano in chiesa o sui sagrati attrezzi agricoli, animali e prodotti della terra, che alla fine della Messa venivano benedetti e ricevevano i buoni auspici del santo di Tours.

Nei secoli seguenti, queste celebrazioni assumono un carattere religioso, e diventano l’occasione per offrire a Dio i frutti della terra

La leggenda San Martino

Martino nacque nell’attuale Ungheria attorno al 316 o 317 d.C. e morì a Candes in Francia 1’8 novembre 397. Figlio di un ufficiale della guardia imperiale romana, di cui seguì per qualche tempo l’esempio, da adulto si dedicò alla religione approdando ad una brillante carriera ecclesiastica. Acclamato vescovo di Tours (4 luglio 371), Il suo nome fu inoltre speso proficuamente per promuovere la messa a coltura di estese aree dell’Europa centro-settentrionale tradizionalmente occupate dalle foreste e dal pascolo. Ciò spiega la popolarità del Santo negli ambienti contadini di varie regioni d’Italia. Il santo, patrono dei soldati e dei viaggiatori, viene rappresentato a cavallo, in vesti guerriere, con il suo attributo, il mantello, proteso verso un mendicante inginocchiato davanti a lui. Questa iconografia si rifà alla leggenda che narra come il cavaliere Martino, in una giornata di pioggia sferzante, trovato lungo la strada un povero vecchio coperto soltanto di pochi stracci, abbia tagliato in due il suo mantello con la spada per donarne una metà al poveretto. In quel momento le nubi si squarciano e il cielo si rasserena, portando un inaspettato tepore. Da qui deriva la cosiddetta “istadela de San Martin”, l’estate di San Martino, che porta temperature miti nei giorni intorno all’11 novembre. Proprio per questo, San Martino è anche il momento dei traslochi, e nel linguaggio comune la locuzione “fare San Martino” indica ancora oggi il traslocare.

I trattori benedetti

San Martino è il patrono di Villa Rendena, e qui ogni anno i festeggiamenti per il santo sono davvero particolari. In una località in cui l’agricoltura è ancora diffusa, si usa ancora portare ortaggi in chiesa nel giorno della festa per la benedizione. Ma non solo: dopo la messa, infatti, vengono benedetti anche i trattori, che giungono in centinaia da tutte le valli circostanti per ricevere le grazie del santo.

La festa è oggi il più sentito appuntamento della comunità di Villa Rendena, che la porta avanti grazie al lavoro della Pro Loco e dei suoi molti volontari, ed attira ogni anno migliaia di visitatori da tutta la provincia.

Da rito pagano, a tradizione cristiana, a occasione per far risuonare nella comunità la propria identità rurale.