Il Trentino è conosciuto per le sue distese di boschi che ricoprono tutta la regione. Forse non tutti sanno che queste foreste sono preziosi scrigni…. di musica!
Lo sapeva bene Antonio Stradivari, il più celebre liutaio italiano, che proprio in queste foreste trovò il legno ideale per realizzare i suoi famosi violini. Nato a Cremona nel 1644, iniziò ben presto a muovere i primi passi tra gli strumenti musicali come apprendista presso la bottega di Nicola Amati, uno dei liutai cremonesi più carismatici. Con il passare degli anni Stradivari superò il maestro Amati e il suo lavoro fu riconosciuto a livello mondiale, oltre la sua morte.
Stradivari si occupava della costruzione di violini, viole, violoncelli, chitarre e arpe.
Si afferma che, nella sua carriera, abbia realizzato 1116 strumenti, di cui 960 violini. La metà di essi è ancora oggi tra le mani dei migliori musicisti del mondo. Nei secoli, infatti, è rimasta intatta la cassa di risonanza di molti violini, dato che i manici, le tastiere, le anime sono state adattate con il passare dei decenni.
Quali sono i segreti che rendono così pregiati gli strumenti di Stradivari?
Queste caratteristiche erano fornite dalla materia prima che Stradivari utilizzava per la costruzione dei suoi strumenti. Dai Balcani proveniva l’acero che costituiva il fondo, le fasce e il manico. Dal Trentino invece arrivava il legno che serviva per realizzare la tavola armonica, la superficie piana o leggermente ricurva di uno strumento che ha la funzione di aumentarne la sonorità. Per questa parte così delicata era necessario usare un legno che fosse compatto ma elastico, proprio come quello che si trovava negli abeti rossi dei boschi di Paneveggio.
Si narra che Stradivari in persona salisse da Cremona per scegliere i tronchi migliori per creare strumenti perfetti.
Come faceva?
Li faceva rotolare per una rampa e sceglieva quelli che, rotolando, emettevano il suono migliore. I canali linfatici, che i tronchi secolari di questi alberi presentano, sono infatti come delle piccole canne d’organo che creano una particolare risonanza.
Gli alberi scelti dal maestro venivano abbattuti nelle notti di luna calante di ottobre e novembre, quando la qualità della linfa risulta maggiore. Facendo una sezione del tronco degli abeti di Stradivari si scopre che gli anelli di crescita sono sottilissimi, regolari e concentrici e senza nodi.
La foresta degli abeti rossi del Parco di Paneveggio è pertanto un luogo da custodire e preservare come patrimonio dell’arte liutaia, quale omaggio al grande maestro Stradivari e ai tanti altri piccoli e grandi maestri che in futuro cercheranno un legno capace di rendere il suono degli strumenti a corde così magico ed unico.
Fonti
Wikipedia
Visit Trentino
Il Dolomiti
Parco di Paneveggio
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