Sembra incredibilmente strano, ma molto spesso non ci si rende conto di quanto potere ognuno di noi abbia “di fare la differenza”.
di Sonia Marconi
Le convinzioni consolidate, la fretta di dover fare tante cose e la ripetitività nel percorrere solo gli schemi noti rischiano di nasconderci la strada per le imprese quasi (ma solo apparentemente) impossibili. Quando però il bisogno diventa forte e troviamo il coraggio di provarci, scopriamo che possiamo, a piccoli passi e molto spesso “insieme”, fare cose sorprendentemente belle.
Questo è accaduto ad un gruppo di maestre di una scuola dell’infanzia, che hanno cercato di trovare il miglior modo possibile per comunicare con un loro allievo, un bambino con bisogni educativi speciali e per agevolare il suo inserimento nel gruppo.
All’inizio le difficoltà non sono mancate, ma le maestre hanno sempre saputo che in quel bambino c’era un tesoro immenso, chiuso saldamente in un forziere.
Non hanno gettato la spugna e hanno iniziato a cercare una chiave per aprire quel forziere: la comunicazione aumentativa, una metodologia consolidata che loro stavano scoprendo e provando a utilizzare a piccoli passi, con tenacia e costanza.
Si sono messe d’impegno, hanno scaricato programmi, imparato a usare meglio le meravigliose opportunità che internet offre. Hanno elaborato cartelli, coinvolto il gruppo e, cosa non irrilevante, hanno cambiato il loro approccio educativo e la loro forma mentale di comunicazione.
Il loro entusiasmo e la ricaduta positiva di quanto proposto sia per l’individuo che per il collettivo, le ha portate a dedicare molto tempo a questo processo di trasformazione. Come per magia, a ogni stimolo e a ogni nuova esortazione il loro bambino rispondeva ma, non solo lui, tutti, anche le altre bambine e bambini, l’intero gruppo! Tutti si sono lasciati coinvolgere in modo piacevole e appassionato e nessuno si è sentito escluso.
“Quando però il bisogno diventa forte e troviamo il coraggio di provarci, scopriamo che possiamo, a piccoli passi e molto spesso ‘insieme’, fare cose belle.”
Grandi sono state passione, dedizione e capacità di superare la rassegnazione: queste maestre hanno abbracciato la strada delle possibilità, rinunciando al semplice contenimento delle difficoltà e puntando a una soluzione creativa.

L’amore ha superato la norma, il solo “dovere”. Sono andate oltre il loro lavoro, oltre ciò che si “deve” fare e ci hanno messo il cuore. Il loro bambino è finalmente inserito e piano piano sta imparando a comunicare, si sente parte attiva della sua vita, vivendola appieno. Il forziere è aperto, la chiave ha funzionato: un regalo più bello di questo non esiste!
Si chiama Comunicazione Aumentativa Alternativa (CAA) ma si legge TI VOGLIO BENE
Dovremmo utilizzare tutti questo tipo di approccio, sempre, avvicinandoci all’altro e rispettandolo il più possibile. Lo stupore esplode quando ci si rende conto che una donna ha finalmente la possibilità di dire che non le piace proprio vestirsi di rosa, ma che la sua anima è dark e il suo spirito rock; che un uomo, in casa di riposo, ormai impossibilitato a parlare, riesce, con l’aiuto dell’educatrice, a scrivere una lettera ai figli.
Come questi ci sono mille altri esempi. La meraviglia dell’impossibile che si realizza ci pervaderebbe, se ci dessimo più fiducia, più speranza, rendendo più leggeri i nostri giorni.
Basta poco, un passo verso l’altro e stiamo tutti meglio.
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