Un boccone di tradizione

I volontari della Pro Loco Praso tramandano la cucina tradizionale: la storia dei Capü

A Praso, in Valle del Chiese, c’è un’antica tradizione culinaria che viene tramandata di generazione in generazione.

Si tratta dei Capü: involtini ripieni di pangrattato, prezzemolo, formaggio, uova e spezie varie.

Composti da ingredienti dell’orto, e quindi più facilmente reperibili rispetto ad animali come il pollo, i Capü nascono come alternativa alla carne in tempi remoti.

Ma non pensiamo che Capü siano tutti uguali. Questa ricetta cambia a seconda del luogo, come anche cambia il nome. Oggi parliamo di come i volontari della Pro Loco di Praso, insieme all’associazione Polenter e al gruppo Raviolande del paese, realizzano la loro versione della ricetta.

Questi antichi involtini realizzati dalle famiglie e dai volontari non racchiudono solo pane, prezzemolo e formaggio, ma soprattutto decenni di tradizione.

Passato e presente

La tradizione di Praso vuole che i Capü vengano cucinati in occasione della Sagra di San Pietro che si tiene in paese a fine giugno. Questo è sicuramente l’elemento della tradizione che è stato mantenuto nel tempo.

“Abbiamo voluto inserire questa tradizione all’interno della sagra con la vendita dei Capü e speriamo di poterla portare avanti ancora per molti anni” – Annalisa Armani, Presidente della Pro Loco Praso

Solitamente i volontari realizzano più di mille Capü, che devono bastare per le tre serate della sagra. I volontari della Pro Loco, infatti, svolgono un ruolo fondamentale: è da loro che dipende il numero dei Capü che vengono realizzati e venduti. E i Capü vanno a ruba. Come ci tiene a precisare Annalisa, “ci sono persone che vengono alla sagra solo per quelli”.

Ma come mai sono così amati?

La preparazione dei Capü richiede molte ore, non solo per prepararli ma anche per procurarsi gli ingredienti: è proprio questo il passaggio che, a nostro avviso, rappresenta la particolarità di questa antica ricetta.

L’ingrediente principale sono le foglie. I volontari le usano per incartare, letteralmente, il ripieno dei Capü. Senza le foglie, non ci sono Capü. Quindi quali foglie servono?

La raccolta delle foglie. Ph: Pro Loco Praso

I volontari utilizzano le foglie della vigna americana, rigorosamente senza buchi. Queste foglie in particolare, infatti, non sono trattate e sono più tenere delle altre. Due dettagli non da poco, visto che formano parte integrante della ricetta, aggiungendo un sapore molto particolare.

Un’altra particolarità: gruppi specifici di persone svolgono ogni passaggio nei minimi dettagli e in giorni precisi.

Quattro o cinque donne raccolgono le foglie il martedì. Ricordiamo che tutto dipende dal numero dei volontari disponibili. “Servono due o tre foglie per Capü”, ci spiega la Presidente, “in tutto raccogliamo circa 4500 foglie”.

Il mercoledì è il giorno in cui le volontarie di Polenter e gruppo Raviolande di Praso lavano erbe e prezzemolo. In questo modo, ci spiega la Presidente, saranno asciutte per il giorno successivo e pronte per essere usate.

È infatti il giovedì il giorno della preparazione dei Capü. La Presidente ci spiega il procedimento così: “Si inizia con la preparazione dell’impasto e il lavaggio delle foglie, poi si comincia con l’incartamento e la cottura”. Sette donne rimuovono la polvere dalle foglie con uno straccio umido, mentre altre sette si dedicano a impasto, incartamento e legatura a due a due dei Capü. Sei uomini, invece, si occupano della cottura. Ma non finisce qui.

La Presidente ci spiega che la fase di preparazione è molto lunga: “il ritrovo è alle 14.30 e si finisce il tutto verso le 20”. Questo perché i Capü cuociono per circa trenta minuti. Nella fase successiva, aggiunge Annalisa, “i Capü vengono slegati e messi sulle tavole uno ad uno per farli raffreddare”.

Insomma, i Capü richiedono tempo, ma ne vale la pena! Questi antichi involtini realizzati dalle famiglie e dai volontari non racchiudono solo pane, prezzemolo e formaggio, ma soprattutto decenni di tradizione.

La Presidente ci ricorda ancora una volta quanto sia fondamentale il lavoro dei volontari: “Per ottenere 1100 Capü, c’è una mole di lavoro non indifferente e questo è possibile grazie ai tanti volontari che donano il loro tempo agli altri”.

I volontari, con le loro doti culinarie, sono quindi custodi della tradizione. Con il loro tempo e impegno, tramandano la tradizione alle nuove generazioni e a chiunque si interessi della storia del loro territorio.

Cari volontari e care volontarie: grazie del vostro prezioso lavoro!

I volontari a missione compiuta. Ph: Pro Loco Praso

Legatura dei Capü. Ph: Pro Loco Praso

I tanti doni dei volontari. Ph: Pro Loco Praso