di Katia Lenzi
A Valmorbia, paese inerpicato sui ripidi rilievi della Vallarsa, l’uomo ha ricamato il paesaggio con km e km di terrazzamenti. Opere di pietra senza tempo, che custodiscono preziose storie di vignaioli, gesti antichi e vin de caneva.
Valmorbia si trova nella parte più stretta e ripida della Vallarsa. Poche case tra i vicoletti selciati e una quarantina di abitanti.
Quando vai a Valmorbia è soprattutto un elemento a colpirti: i suoi versanti sono ricamati da km e km di terrazzamenti, 150 per l’esattezza, sviluppati tra il fiume Leno e maso Covel.
Si racconta che l’età dell’oro di questo territorio sia stata la fine dell’Ottocento con il “boom” della produzione di vino locale, che prendeva la via del nord, arrivando fino a Vienna.
Ora la situazione è diversa: la maggior parte dei sistemi terrazzati presenti è coperta dal bosco e pochi sono i vignaioli che ancora s’inerpicano lungo questi versanti difficili per coltivare pochi metri quadri di vigneti.
Vigneti terrazzati, vignaioli e vino di produzione locale hanno acceso nei volontari della Pro Loco di Vallarsa la scintilla che ha dato vita al progetto 98 terrazze, che ha l’obiettivo di raccontare la storia di Valmorbia attraverso la lente delle piccole storie della viticoltura e della vita di montagna. L’idea si è concretizzata in una manifestazione di tre giorni a inizio luglio 2022, con mostre, conferenze, passeggiate, degustazioni e incontri con i vignaioli nelle cantine, qui chiamate caneve.
I vignaioli e il vin de caneva
I volontari della Pro Loco conoscono questi contadini uno a uno. “Da Matassone fino a Parrocchia, dagli Anghebeni fino alla Riva non solo coltivano a vite piccoli pezzi di terra, vigneti nuovi o eredità dei genitori, ma se ne prendono cura, come si fa con le cose preziose”. Ci dicono ancora dalla Pro Loco: “A volte i vignaioli fanno una pausa dal lavoro e ci raccontano i ricordi di famiglia, di momenti passati assieme ai propri cari durante la vendemmia o le potature”.
Le pietre sono testimoni di gesti antichi, ripetuti ogni stagione agricola quasi all’infinito: sistemare i filari, ripristinare le pietre mancanti dei muretti a secco, potare le viti, irrorare con il verde-rame, fare la vendemmia sotto il sole di settembre, aspettare che il mosto inizi a bollire, travasarlo nelle botti delle caneve e alla fine, se tutto è andato per il verso giusto, assaggiare il vino.
I volontari della Pro Loco di Vallarsa hanno voluto valorizzare questo patrimonio di tradizioni con un’idea tanto originale quanto creativa, il concorso del vin de caneva, il vino prodotto dalle famiglie del posto. Gli iscritti sono stati 23, hanno aperto le loro cantine e offerto il loro vino, che profuma di fraga, solaris, moscato e di altri uvaggi senza tempo.
“Vigneti terrazzati, vignaioli e vino di produzione locale hanno acceso nei volontari della Pro Loco di Vallarsa la scintilla che ha dato vita al progetto 98 terrazze.”
Il futuro delle storie di pietra di Valmorbia
La Pro Loco di Vallarsa non si è fermata qui ma ha iniziato a ragionare in prospettiva: quale potrebbe essere il futuro del progetto 98 terrazze?
Riflessioni tra i volontari, incontri con specialisti, qualche valutazione e poi la “soluzione” è arrivata: perché non mettere direttamente le mani in pasta?
La Pro Loco ha quindi chiesto la disponibilità ai proprietari di terrazzamenti che non vengono più lavorati di darli in comodato. Il passo successivo sarà adottare uno di questi terreni, piantare vigne di varietà locale e nel giro di 3-4 anni iniziare a produrre vino, non per la vendita ma da proporre all’interno delle iniziative organizzate dalla stessa associazione.
Ci confida Luca Campagna, Presidente della Pro Loco di Vallarsa: “La nostra speranza è che tutto questo possa essere di incentivo a qualche privato per prendere un pezzo di terreno, piccolo o grande che sia, e coltivarlo a vite. Siamo convinti che basti iniziare anche con poco, poi tutto il resto vien da sé”.



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