Comunità, creatività e innovazione come strumenti per recuperare un asilo abbandonato, trasformandolo in messaggio di rinascita
Quasi 15 anni fa chiudeva i battenti l’asilo di Mis. Stiamo parlando di una frazione del paese più periferico del Trentino, uno dei tanti luoghi di montagna in cui l’emigrazione giovanile sembra un destino ovvio e scontato. Anche il solo fatto di nascerci, crescerci ed abitarci diviene un atto sovversivo, di quelli che ti stimolano a fare qualcosa che possa salvare questi luoghi dall’estinzione e che ti insinuano un persistente senso di colpa per non sentirsi in grado di fare abbastanza.
In un contesto simile, la chiusura di un asilo non fa notizia poiché è la semplice applicazione di una logica razionale di causa-effetto: non ci sono più utenti, quindi il servizio chiude.
Forse però questa logica non aveva tenuto conto di quella predisposizione alla resistenza ad ogni costo che in queste località sembra uscire fuori direttamente dalle viscere di quella terra erta, spigolosa e ingenerosa su cui tutto poggia.
Succede così che proprio quelli che per ultimi hanno frequentato quell’edificio come asilo, durante il lockdown primaverile, abbiano deciso che un luogo così non meriti di rimanere sempre chiuso, stracolmo di cianfrusaglie che ne impediscono persino l’accesso, con un giardino esterno ormai degradato che solo gli straordinari frutti del suo bellissimo pruno riescono a riportare alla mente il suo periodo di gloria.
La Pro Loco Sagron Mis è il soggetto ideale con cui gettare le basi: tra videochiamate e pomeriggi passati al computer si inizia a pensare, ideare, sviluppare e progettare. Di idee ne escono tantissime, la parola chiave diventa “sperimentare”, e l’Asilo di Mis diventerà quindi fulcro di sperimentazione: si parte dalle tradizioni locali, dall’artigianato, ma c’è anche una forte voglia di rispondere ai tanti bisogni per soddisfare i quali la gente di Sagron Mis è costretta a cercare altrove.
C’è smania di imparare e c’è volontà di stupire, di scovare nuove opportunità, magari innovative, che possano trovare compimento in quella struttura, tutto con l’orizzonte ben chiaro di dare un senso al futuro dell’edificio, anche scoprendone approfonditamente il passato.
Il bando “Generazioni”, promosso dalla Regione Trentino-Alto Adige e gestito dalla Cooperativa YoungInside, è l’occasione perfetta per
concretizzare l’idea, ed infatti dopo un lungo lavoro di scrittura, il progetto sarà uno dei 16 selezionati (su 70 presentati) e uno dei pochissimi che sia stato proposto da un territorio periferico, lontano dai grandi centri regionali.
Si può finalmente iniziare a fare sul serio.
Un passaggio cruciale per il progetto “reMoto” era però avvicinare l’intera comunità di Sagron Mis e, per farlo, abbiamo pensato che la cosa migliore fosse una sola: mettere tutti a lavorare. Fissata la data sul calendario, ecco che il paese si mobilita per un sabato intero a svuotare l’edificio e a rimetterlo in ordine, buttando ciò che non serve e archiviando ordinatamente quello che invece può ancora servire.
Arriva agosto e con le belle giornate piantano le tende i ragazzi di CampoSaz (un’associazione che promuove workshop di autocostruzioni in legno in scala 1:1) per la riqualificazione del giardino esterno. La situazione è questa: un deposito di materiale ferroso, di vecchi giochi per bambini abbandonati e malconci e tanto lavoro da fare per venirne a capo. CampoSaz è qui per questo, e praticamente gli vien data carta bianca su come operare. Da quel giorno e per i successivi tre, dall’Asilo di Mis si sente quasi esclusivamente il suono sibilante degli avvitatori e delle troncatrici, frammisto alle note di Battiato sparato a palla da un vecchio giradischi recuperato tra le cianfrusaglie dell’asilo dismesso. A far da contorno a questa fantastica esperienza, ecco ancora la comunità coinvolta nel preparare pasti e torte ai “camposaziani”, per un’accoglienza che, forse, solo un paese piccolo, periferico e unito può offrire.
Dopo soli tre giorni ci ritroviamo ad inaugurare una struttura nuovissima e bellissima con un angolo bar, due ampie terrazze in legno ed una lunghissima panca su cui sedersi e consumare. E visto che la bella stagione è appena all’inizio, decidiamo in quattro e quattr’otto che quel giardino può diventare un piccolo bar per le colazioni, almeno sotto ferragosto. L’esperimento riesce alla grandissima, tanto che l’afflusso arriva a volte anche a mettere in difficoltà i volontari che si alternano nella sua gestione.
La fine della stagione turistica permette ai volontari di avere più tempo ed energie in vista del prossimo autunno, con un calendario già pieno zeppo, ovviamente, di nuove sperimentazioni.
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