Un antico castello e un paese che vuole dargli un nuovo significato: la Pro Loco Castel Belasi di Campodenno ha avviato un progetto che è un esempio di come le risorse culturali possono rinascere a partire dall’integrazione con la comunità
Un castello nasconde sempre delle sorprese, e quello di Campodenno, in Val di Non, non fa eccezione.Quando ci arrivo, dopo aver percorso una strada che si perde tra distese di meleti, mi accoglie Nadia, presidente della Pro Loco Castel Belasi di Campodenno. “E’ diventata un po’ una seconda casa, con tutto il lavoro che ci abbiamo messo”: che sia un castello vivo e curato amorevolmente lo si vede da subito, ma che cosa unisca una Pro Loco e un castello medievale ancora non me lo spiego. Sarà dunque una visita interessante.
Aspetto ancora medievale, con il caratteristico rivellino che fa da porta d’ingresso e lo svettante mastio che fa capolino, il castello domina la valle da una delle colline della bassa Val di Non. La cinta muraria che lo racchiude non mi fa indovinare la sorpresa del cortile interno, a cui si accede da uno stretto portale. Sull’acciottolato del cortile si affacciano notevoli edifici perfettamente conservati: il palazzetto dei signori, le grandi sale dei magazzini, la cappella e il corpo di guardia. Tutto molto bello, ma c’è un elemento che non mi torna.
Il “posto degli eventi”
“Il palcoscenico è stato qui tutta l’estate: abbiamo avuto uno spettacolo a settimana”. In mezzo al cortile la struttura e le decine di sedie rievocano serate di musica, spettacoli e atmosfere davvero particolari. “Cori di montagna e lezioni di storia dell’arte, degustazioni di vini e prodotti tipici e spettacoli teatrali: volevamo che il castello non fosse solo una scatola, ma qualcosa di vivo per la comunità”.
Certo, in un’estate come quella passata, gli ostacoli di carattere organizzativo non saranno stati pochi. “Ma ci siamo attrezzati subito per il controllo dei green pass, e la gente si è abituata velocemente. Non abbiamo saltato neanche un appuntamento.” Capisco che a questa Pro Loco e alla sua presidente la forza di volontà non manca.
Ma le sorprese non sono finite. Nadia ha organizzato per me una visita guidata, che mi fa restare a bocca aperta davanti agli affreschi del Cinquecento molto ben conservati: è stato questo infatti il periodo d’oro del maniero, che nelle mani della potente famiglia Kuhen – Belasi diventa una dimora elegante e ricercata. Le stufe di maiolica e gli stucchi che ingentiliscono i saloni parlano di un benessere che si protrae per tutto il Settecento, fino al declino e all’abbandono che toccano al castello nell’Ottocento.
Il patrimonio culturale vive se la gente lo sente come significativo e importante
Il sindaco di Campodenno, Daniele Biada, mi accompagna e mi racconta che negli anni Novanta il castello versava in una condizione di degrado avanzata, e pensare di restaurarlo sembrava un’idea folle. E invece, nel 2019, dopo anni di lavori, il castello riapre i battenti: “Per noi, questa è davvero una seconda vita per il castello. Una grade scommessa che ci spaventa, ma in cui crediamo molto”. Mi spiega che fin da subito il comune ha coinvolto la Pro Loco in questa avventura, il cui obiettivo principale è creare un nuovo luogo di aggregazione per la comunità di Campodenno.
L’idea è quella che un bene culturale non debba essere un’isola nel deserto, ma un posto che la gente del luogo per prima sente come significativo e importante, e per questo il suo utilizzo vada progettato insieme alla comunità stessa. In questo modo, oltre al suo valore storico, il castello acquisisce un valore anche in termini di arricchimento e partecipazione della comunità. Da qui il progetto di farlo diventare il “posto degli eventi”, una sorta di grande teatro all’aria aperta con cartellone attivo tutta l’estate, e con molte proposte di ulteriore sviluppo in serbo per il prossimo futuro.
… e un progetto imprenditoriale
Lasciandoci alle spalle dalle sale ora allestite con una mostra di arte contemporanea, Nadia mi porta in un edificio vicino all’ingresso. “E questo è il nostro bar”. Un’altra sorpresa: la Pro Loco gestisce per tutta l’estate il piccolo ristoro, tutto grazie ai volontari. Che non è solo un ristoro, ma è diventato un punto di ritrovo per i paesani. “Piace a tutti venire a bere qualcosa in una cornice così bella. La gente del posto adesso si incontra qui.”
Salutando Nadia dopo il rigenerante aperitivo con i prodotti tipici della valle, penso che forse i signori Kuhen – Belasi non avrebbero immaginato per il loro castello questo destino, e che quando si imboccano strade nuove e lo si fa insieme agli altri, forse la storia trova un significato che stupisce anche lei.
Un momento di un evento Veduta dal castello Il direttivo della Pro Loco
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