pino di Grauno

Il rito del pino di Grauno

Centocinquanta abitanti raccolti in un pugno di case aggrappate sui ripidi versanti di una gola, in una valle di vigne e boschi decentrata rispetto alle grandi rotte turistiche del Trentino: a prima vista Grauno, ultimo paesino della Val di Cembra, può sembrare simile a tanti altri villaggi di questa zona, ma in realtà nasconde un tesoro inaspettato. Qui, infatti, si è conservato uno dei riti del Carnevale più antichi e particolari di tutto l’arco alpino. Si tratta del “rito del pino de Graun”, una tradizione legata con tutta probabilità agli antichi culti propiziatori del fuoco delle civiltà preromaniche, che è stata tramandata per secoli di generazione in generazione per via orale, e che viene fatta rivivere ogni anno il giorno di martedì grasso.

Il rito non è solo un momento di festa e socialità, ma un vero e proprio simbolo di identità ed appartenenza per la piccola comunità locale, che è sempre stata così affezionata a questa tradizione da essersi persino opposta all’obbligo di eliminarla imposto nel periodo fascista. Una festa vissuta sempre a livello locale, ma che negli ultimi anni è stata fatta conoscere anche fuori dalla valle grazie alla Pro Loco, che ha cucito intorno a questa tradizione un ventaglio di iniziative per animare il paese nel periodo precedente il martedì grasso, facendo sì che oggi il paesino si trovi “invaso” dai visitatori e studiosi desiderosi di assistere al mistico ripetersi del rito.

Seguire le varie fasi del rituale, che dura tutta la giornata, è effettivamente un’esperienza affascinante: al mattino, circondato da una colorata folla di paesani e musicisti in abiti tipici, fa il suo ingresso in paese un possente pino, che viene trascinato (non senza difficoltà) dai coscritti per le ripide viuzze verso valle; in piazza, la discesa del pino si interrompe per lasciare spazio al momento della “comedia”, una pièce satirica in cui si sbeffeggiano vizi e tipicità dei personaggi del paese; giunto in una radura sotto l’abitato, la Busa del Carneval (anche la toponomastica del luogo rimanda all’importanza di questa tradizione), il pino viene innalzato ed addobbato con acrobatiche operazioni, ed infine, sul calar della sera, dato alle fiamme con un grande falò accompagnato dal corteo dei coscritti, da balli e canti di grande suggestione. Anche a chi viene da fuori, questo rituale fa riecheggiare nel profondo un sentimento atavico e misterioso, di grande suggestione.