Bastano due uova sode colorate per trasformare l’uscita dalla messa di Pasqua in un momento di divertimento, grazie a un gioco semplice e antico.
In ogni cultura e in ogni tempo, l’uovo è associato ad un significato positivo di vita e di rinascita. Le popolazioni pagane lo collegavano all’arrivo della primavera, con il risveglio della natura dopo un lungo inverno. Durante le feste primaverili, i Greci, i Persiani e i Cinesi si scambiavano questo simbolo come dono. In Egitto, le uova decorate venivano regalate durante l’equinozio di primavera, giorno corrispondente all’inizio del nuovo anno. Gli antichi Romani usavano sotterrare un uovo dipinto di rosso per propiziare la fertilità dei campi coltivati, assicurandosi così un buon raccolto. Successivamente, con il Cristianesimo, la simbologia dell’uovo come rinascita è stata ripresa ed è stata associata alla Pasqua, in quanto si celebra la Resurrezione di Gesù. Oggigiorno l’uovo ha mantenuto un ruolo significativo in questa festività, e sono diverse le tradizioni pasquali tramandate di generazione in generazione.
In Trentino, esiste un gioco popolare legato a Pasqua che nasce dal mondo contadino, quando l’uovo aveva un grande valore economico e di scambio. In Val di Cembra si chiama “battere a scocèt”, nelle Valli Giudicarie “a ponta e cul”, mentre in Val di Non “il gioco delle pékene”, dove “pechenàr” significa “battere, picchiare”. Ce lo ha raccontato Maria Grazia Widmann, della Pro Loco di Ruffrè Mendola: “Proponiamo il gioco sul sagrato della chiesa, a seguito della messa pasquale. Si tratta di una sfida fra uova sode: i due giocatori devono tenere in mano un uovo sodo, lasciando emergere solo la sommità; poi i concorrenti cercano di rompere la “punta” dell’uovo avversario. Vince chi riesce a mantenere intatto il guscio del suo uovo e, come premio, riceve anche l’uovo della persona sconfitta. Una volta, quando il cibo scarseggiava, questo gioco non era solo un divertimento, ma anche modo per accaparrarsi un buon pranzo!”
Per questa occasione, le uova vengono solitamente dipinte con coloranti alimentari. Ciò accadeva anche in passato, dove per la tintura si usavano colori naturali: le bucce della cipolla cotte le rendevano di una tinta rosso mattone, gli spinaci e le foglie di edera le coloravano di verde, lo zafferano di giallo e il succo di rape rosse di rosso. Un’altra usanza diffusa e portata avanti dalla Pro Loco consiste nel “lancio delle cento lire”: dopo aver disposto le uova in fila, una accanto all’altra, vince chi riesce a colpire l’uovo con una moneta.
Tradizioni, queste, particolarmente sentite dalla comunità: oltre a richiamare alla memoria ricordi della propria infanzia, questi giochi sono visti come un momento di ritrovo per scambiarsi gli auguri.
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