Intervista a Adriano Dallago, Presidente della Pro Loco di Ravina
Una tipologia di drammaturgia sempre più diffusa e amatissima dal pubblico, che ha come antenato niente di meno che il commediografo Carlo Goldoni, e che trova nelle Pro Loco dei fan assoluti e dei grandi divulgatori.
Stiamo parlando del teatro dialettale, una forma di espressione che utilizza la lingua vernacolare come espediente per coinvolgere emotivamente il pubblico, rendendo accessibili e “leggeri” temi o soggetti altrimenti considerati elitari.
Fu proprio lui il primo a capire le potenzialità della recitazione in lingua: facendo recitare i suoi attori in dialetto veneziano, Goldoni aprì le porte non solo ad un tipo rappresentazione più aderente al reale e vicina ai gusti del pubblico, ma anche al recupero linguistico della cultura popolare.
Tra le tante Pro Loco trentine che si impegnano attraverso le loro attività per valorizzare i dialetti, c’è la Pro Loco di Ravina, che da più di 10 anni organizza una rassegna teatrale in dialetto che raggiunge ogni anno un grandissimo successo.
Ne abbiamo parlato in un’intervista con Adriano Dallago, presidente della Pro Loco di Ravina.
Da dove viene l’idea della Rassegna Teatrale in dialetto?
Da quando abbiamo iniziato a gestire la sala comunale Demattè a Ravina, ci sembrava giusto valorizzarla e portare un po’ di cultura, per cui abbiamo voluto realizzare una rassegna teatrale, cosa che a Ravina non era mai stata fatta. Il teatro dialettale è, secondo noi, l’espressione della cultura trentina, che era quindi giusto valorizzare, senza comunque escludere anche qualche altro lavoro in lingua italiana.
Qual è il tipo di compagnia e che tipo di repertorio hanno in genere le opere teatrali della vostra rassegna?
Generalmente si tratta di compagnie amatoriali di paese, che presentano lavori tradotti o anche di autori trentini. Possiamo citare ad esempio Loredana Cont, ma anche altri autori. Molte sono anche commedie prese dal panorama teatrale internazionale e tradotte. Inoltre non abbiamo neanche disdegnato qualche volta la realizzazione di musical, che abbiamo visto essere sono molto apprezzati. C’è sicuramente una grande varietà, ma abbiamo avuto anche qualche compagnia da fuori regione, perché ci piace anche inserire nella rassegna, oltre alle compagnie locali amatoriali che hanno comunque un grande valore al di là della qualità, anche ogni tanto qualche compagnia più blasonata. Per cui ad esempio, l’Estravagario di Verona o il nostro GAD di Trento, quindi delle compagnie un po’ più titolate che facciano parte della nostra rassegna.
Secondo lei perché piace tanto andare a vedere un’opera in dialetto a teatro?
Tutto sommato si passano due ore in allegria, dimenticando i problemi di tutti i giorni. Ci si concentra su quello che si vede e si va a casa un po’ più sereni, visti anche i tempi stressanti che sempre ci assillano.
Si può quindi dire che l’arte del teatro in dialetto non sia in declino, ma che piuttosto ci sia molta gente che si avvicina anche a questa realtà, che viene percepita come meno distante che il teatro classico.
Assolutamente, secondo me è stato un periodo un po’ di calo però adesso c’è stata una ripresa e ci sono molte compagnie e molti paesi del Trentino hanno la loro compagnia. Vedo che piace e che lavorano tutte molto bene. Noi purtroppo a Ravina non abbiamo ancora una compagnia teatrale, abbiamo un gruppo che fa un laboratorio di teatro, ma non come una vera compagna. Oltre alla rassegna teatrale cerchiamo sempre di aggiungere qualche piccolo evento in dialetto nella nostre feste campestri, come interventi di Loredana Cont o Mario Cagol, che comunque in un certo senso fanno parte del discorso teatrale. Purtroppo quest’anno abbiamo avuto difficoltà nel portare a termine la rassegna teatrale che di solito si svolge da gennaio a marzo e che si compone normalmente di sei spettacoli. Questa stagione siamo riusciti a portarne in scena solamente 4, mentre purtroppo due sono state annullate per via del lockdown. Speriamo che per l’anno prossimo la situazione si sblocchi, però sicuramente se si potrà e se ci sarà l’opportunità di avere un po’ di pubblico, la riproponiamo anche la prossima stagione.
Questa rassegna ci dimostra quanto il teatro dialettale piaccia, incuriosisca, susciti nello spettatore spunti di riflessione, che faccia sorridere ma nel contempo faccia anche riflettere.
Un’unione vincente tra un’arte antichissima con mille sfaccettature e il fulcro dell’identità orale di una comunità, che va preservato non solo per il suo valore tradizionale, ma anche per la sua capacità di avvicinare il pubblico e permettergli di identificarsi. I suoi personaggi infatti non hanno personalità complicate o tormentate; sono spesso uomini e donne normali, eroi modesti della quotidianità. Sono questi gli eroi dei nostri tempi!
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