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La Festa Sant’Antonio a Mavignola: un modo diverso di vederla

“Ci vuole solo un modo diverso di vederla”: un pranzo in piazza che diventa un pasto da asporto consegnato dai volontari a tutti gli anziani del paese. Una lotteria che diventa un pacco a domicilio per i paesani. E uno spazio maggiore per le iniziative solidali.

Così la Pro Loco Sant’Antonio a Mavignola è riuscita a far vivere anche quest’anno, nonostante le limitazioni, l’amatissima tradizione dei festeggiamenti per Sant’Antonio.

Un’iniziativa diversa, ma che è riuscita a mantenere la sua essenza, dando maggiore enfasi alla componente solidale e umanitaria. E’ quello che è successo lo scorso 17 gennaio a Sant’Antonio Mavignola, piccolo borgo della Rendena, dove alla centenaria tradizione della festa del patrono Sant’Antonio, non si è proprio voluto rinunciare.

Ma cosa vuol dire per una Pro Loco rielaborare radicalmente una tradizione centenaria? Lo abbiamo chiesto alla presidente della Pro Loco, Carmen Caola.

Come Pro Loco siete un p0′ i custodi della tradizione di Sant’Antonio: come avete vissuto il cambiamento?

“Noi come Pro Loco non ci siamo mai fermati, ma abbiamo ridimensionato tutto. In particolare questa di Sant’Antonio è un’antica tradizione che torna indietro di parecchi anni, quindi non volevamo lasciarla perdere quest’anno.  Perché certo ci sono delle limitazioni, ma non è che il Covid blocchi tutto. Volendo le cose si possono fare, rispettando sempre le normative. Ci vuole solo un modo diverso di vederle e allora ci siamo detti, se c’è un modo diverso perché non proviamo anche con Sant’Antonio?

 Che cosa è cambiato in questa edizione particolare?

È stato un bel cambiamento perché sono venuti a mancare alcuni momenti per noi molto significativi di questa giornata, che ha una tradizione antichissima e che siamo abituati a vedere pressoché immutata da decenni.  Fino al giorno stesso non si sapeva se saremmo stati zona rossa, arancione o gialla e di conseguenza se si poteva andare nei ristoranti, e comunque gli anziani probabilmente non ci sarebbero andati comunque.

Volevamo che potessero comunque vivere la tradizione di mangiare la trippa e i bolliti che da sempre caratterizzano questa giornata, che magari devono anche passare da soli non potendo essere con i figli e con i nipoti. Era il momento di stargli ancora più vicino. Il tipico pranzo in piazza è stato quindi il primo grande cambiamento. Non potendo mangiare tutti insieme come da tradizione, la Pro Loco e i tanti volontari delle associazioni locali hanno deciso di portare il pranzo a domicilio a tutti gli anziani del paese. La cosa che forse ci è mancata di più è stata poi una componente caratteristica del pomeriggio, ossia la grande processione con statua di Sant’Antonio portata a braccia dai parrocchiani, con in testa il parroco, i chierici e a seguire la Banda Comunale di Pinzolo e gli Alpini e la Banda comunale di Pinzolo.

Volontari Mavignola

Poi c’era anche tutta la parte ludica, come la lotteria che di solito coinvolgeva un po’ tutti nella preparazione e nell’allestimento. Anche questo è venuto a mancare: la preparazione della festa che comportava l’organizzarsi prima per costruire e il trovarsi per preparare il tutto.  Di solito quando finiva la processione andavano tutti alla lotteria e quest’anno abbiamo pensato di fare un pacchetto da portare a casa. Li abbiamo realizzati 3 o 4 giorni prima sempre con la mascherina e i guanti, di modo che fosse sicuro. É stata una rappresentazione in miniatura della classica lotteria che di solito faceva anche oltre 4000 biglietti, però ci tenevamo di fare un segno per dare la continuità.

Poi il finale con la fiaccolata e fuochi d’artificio è stato sostituito dai giochi sulla neve per i bambini. Per fortuna quest’anno che c’era tanta neve, quindi è stato possibile organizzare queste attività. L’assenza più evidente è stata sicuramente quella dei turisti, perché tanti venivano nelle seconde case e negli alberghi apposta per questa occasione, così come la gente che veniva a cena nei ristoranti.

Anche gli animali sono stati gli altri “grandi assenti” di questa edizione: in occasione di Sant’Antonio, protettore degli animali, non mancava mai la sfilata con la benedizione degli armenti.

Sfortunatamente sì. Nella processione c’era sempre una stalla di Mavignola che portava giù gli animali, il prete li benediva e poi organizzavano anche la fattoria didattica. Quest’anno non è stato possibile e gli animali purtroppo in questa edizione sono stati quelli più lasciati abbandonati. Ci è dispiaciuto perchè erano anche loro i protagonisti di questa giornata, però c’erano comunque le rappresentanze degli allevatori della Val Rendena che ci tengono ad esserci, essendo Sant’Antonio il patrono degli allevatori.”

Qualche rinuncia che è diventata però l’occasione di concentrarvi su delle iniziative umanitarie.

Certo, in questo momento di bisogno abbiamo cercato di dare una mano alle associazioni che sono state più coinvolte in questo periodo. Ci sembrava giusto farlo per loro e la gente del paese ha risposto bene. Alla fine noi siamo un paese piccolo però, sempre nei limiti, chi ha potuto c’è stato e possiamo dire che nei limiti è andata bene.”

La vostra volontà di reagire alle limitazioni del periodo si è realizzata anche in altri eventi dei mesi scorsi?

Certo. Già da quest’estate che avevamo in programma degli eventi molto importanti, nel nostro piccolo abbiamo sempre fatto qualcosa. Abbiamo rivisitato la festa di Santa Lucia portando i nostri doni per i bambini direttamente a casa, e Babbo Natale fuori dalla chiesa con la slitta è arrivato comunque. Per Natale abbiamo anche pensato ad un piccolo pensiero per ringraziare le persone “meno giovani” che hanno contribuito alla crescita sociale della nostra comunità.”