Il periodo turbolento che stiamo vivendo ci ha portato a una nuova consapevolezza, che dovrebbe diventare il timone per il futuro
La situazione in continuo cambiamento sul fronte degli eventi mi porta a fare un paio di valutazioni in merito a cos’erano prima, come sono state in questa finestra temporale e come saranno in futuro le manifestazioni del volontariato.
Innanzitutto dobbiamo capire che al momento non abbiamo idea di come sarà la normativa una volta che “la tempesta sarà passata”. Il timore è che, come già visto in altri ambiti, di questo argomento interesserà troppo poco e verrà stancamente aggiunto dalla macchina amministrativa un nuovo strato burocratico che appesantirà inutilmente e ulteriormente il carico di adempimenti a carico delle associazioni, a cui verranno appioppate altre gravose nuove responsabilità che sempre meno gente vorrà assumersi. Su questo le Pro Loco dovranno essere protagoniste per evitare che ciò si compia.
Ripensare gli eventi attraverso nuovi parametri di spazio e tempo
L’emergenza pandemica però ha permesso, e gli esempi sono davvero innumerevoli, di dare libero sfogo alla creatività delle singole menti che compongono le associazioni, i gruppi informali e i comitati che proprio di stare con le mani in mano ad aspettare non ne volevano sapere. Ed ecco che si sono pensate e realizzate iniziative che minimizzassero le occasioni di contagio, gli assembramenti. Eventi che prima riunivano in uno stesso luogo migliaia di persone sono stati ripensati cercando di diffonderli sul territorio in modo che quelle migliaia di persone fossero meglio distribuite nello spazio e nel tempo, a volte anche riuscendo ad ottimizzare gli sforzi organizzativi, sfruttando spazi “già pronti” e senza la necessità di allestire e poi smontare in fretta e furia tendoni e postazioni volanti.
Cosa impareremo da questo quindi?
Probabilmente niente, e non serve essere pessimisti: abbiamo ragionato tutti, volontari e partecipanti, focalizzandoci sul fatto che questa fosse una parentesi, un palliativo in attesa che si potesse tornare alla normalità. Come l’amministrazione pubblica ha rapidamente buttato all’aria non appena possibile tutto lo sforzo fatto per far lavorare i propri dipendenti da casa, non tenendo minimamente conto delle opportunità che si erano offerte ma badando unicamente al “tornare come prima” al più presto; così anche noi volontari difficilmente riusciremo a mantenere vive le opportunità che questa parantesi ci sta offrendo (sì, purtroppo uso ancora il presente).
Questa situazione ci ha dato l’opportunità di trovare soluzioni creative: ora dobbiamo avere la forza di mantenerle vive
Ma lo diciamo spesso tutti quanti, anche se non gli diamo alcun significato, che “tante cose non torneranno come prima”, e il mio timore è che questa frase fatta un significato però ce l’abbia, e nel nostro caso quel significato sia ciò di cui sopra, un inasprimento dell’apparato burocratico necessario a portare a compimento un evento “assembrante” e una sempre più rada disponibilità ad assumersi certe responsabilità.
Sarà sempre più difficile fare eventi “grandi” e ancora per un po’ saremo tutti un po’ più spaventati a vedere folle enormi calcare le nostre piazze, i nostri prati e i nostri tendoni, ma questo potrebbe davvero riportarci a vedere quello che abbiamo fatto in questi due anni con occhi nuovi, scoprendo che in fondo allargare un evento nello spazio e nel tempo era l’idea migliore anche in tempi normali, che il fare le riunioni in videochiamata non è il massimo, ma è spesso anche l’unico modo per tenere attive e operose sul territorio anche persone che fisicamente sono distanti.
Abbiamo un enorme voglia e un enorme bisogno di assembrarci, abbracciarci, baciarci, ma allo stesso tempo abbiamo l’occasione di riguardare al passato con occhi critici e coglierne gli aspetti negativi che tante volte abbiamo ignorato perché “andava bene così”. Sfruttiamola.
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