cambiamento come opportunità

Vivere il cambiamento come un’opportunità

Spesso consideriamo i cambiamenti come un ostacolo difficile da affrontare; se cambiamo approccio, invece, possiamo trasformarli in un’opportunità di crescita e innovazione.

Come affrontiamo i cambiamenti che inevitabilmente incontriamo nel corso della vita? Una domanda molto attuale, in quanto stiamo vivendo in un particolare periodo storico in cui i cambiamenti sono all’ordine del giorno.

Alcuni cambiamenti partono da noi, sono fatti di piccoli passi, sono continui e costanti. Ne esistono altri esterni, invece, su cui non abbiamo il controllo: si presentano all’improvviso e si evolvono rapidamente. Pensiamo alla rivoluzione digitale che ha coinvolto tutti negli ultimi quindici anni. Oppure pensiamo a come sono cambiate le nostre vite (a livello personale e lavorativo) da un anno a questa parte, a seguito della pandemia. Sono state tante le trasformazioni: si sono sviluppate molto alcune piattaforme (Zoom, Microsoft Teams, Google Meet), ci si è laureati davanti a uno schermo, i seminari hanno lasciato il posto ai Webinar online, si sono aperti nuovi scenari come quello dello smart working o della didattica a distanza. E, una volta finita l’emergenza sanitaria, è improbabile che torneremo indietro come se nulla fosse accaduto.

Esempi di questo genere ci fanno capire come la società sia in continua evoluzione, come la vita sia costituita da infiniti cambiamenti. E noi possiamo subirli passivamente oppure possiamo decidere di gestirli. Possiamo tentare di contrastarli oppure accettarli come parte integrante della nostra esistenza.

Dal punto di vista lavorativo, un elemento che ci fa comprendere la necessità di mutare l’approccio con cui si gestisce un cambiamento è riscontrabile nella percentuale dei fallimenti che caratterizzano i tentativi di digital transformation all’interno delle aziende, corrispondente circa al 70%. Un numero elevato che però non ci deve demoralizzare, bensì stimolare alla ricerca delle strategie più corrette per gestire le sfide attuali.

La chiave è partire dalla conoscenza di noi stessi: solo in questo modo si riuscirà ad affrontare i cambiamenti anche nella sfera professionale.

Per troppo tempo le emozioni sono state considerate espressioni irrazionali da reprimere e, negli ambienti di lavoro, un ostacolo alle prestazioni efficaci. Invece, esse sono informazioni che non possiamo ignorare, che non riusciamo a nascondere e che dobbiamo imparare a conoscere affinché possano contribuire al raggiungimento degli obiettivi di change. Comprendere le dinamiche emotive che nascono in un processo di cambiamento ed interrogarsi sul proprio stato d’animo è fondamentale: ciò che proviamo ci suggerisce dove ci posizioniamo rispetto al cambiamento da effettuare. Proviamo rabbia, delusione, ansia, paura?

Dopo una fase di negazione iniziale, ciò che accomuna tutti gli esseri umani è la resistenza, una difesa necessaria e istintiva: infatti, siamo stati programmati geneticamente per risparmiare le energie e mantenere l’equilibrio raggiunto. Uscire dalla propria comfort zone e imbattersi in situazioni sconosciute può spaventare, chi più chi meno.

Ad un certo punto, però, è necessario prendere coscienza del cambiamento, arrivando così alla fase dell’accettazione e dell’adattamento: solo in questo modo creiamo le condizioni per diventare parte attiva del processo di cambiamento. Ma come si riesce a farlo? Cambiando approccio, a partire dal livello linguistico: “posso cambiare”, anziché “devo cambiare”;  “voglio cambiare”  e non “ho bisogno di cambiare”; al “non capisco” dobbiamo aggiungerci il “per ora”, al “non posso” il “non ancora”. E così, avendo una più alta consapevolezza di sé, la prospettiva cambia.

Inoltre, ciò che davvero può aiutare è guardare al cambiamento in un’ottica propositiva, ricercando in esso l’utilità. La storia ci insegna che anche le situazioni di emergenza, pur nella loro drammaticità, possono divenire un’opportunità di innovazione ed evoluzione. Durante la “grande peste” del 1665 si sono fatte delle scoperte che hanno rivoluzionato la scienza: il giovane Isaac Newton, dopo essersi messo in quarantena volontaria per un anno a causa dell’epidemia, si dedicò a tempo pieno agli studi e agli esperimenti che lo portarono poi a concepire la teoria della gravitazione universale.

Ma anche nel periodo storico in cui stiamo vivendo, le persone, le aziende e le Pro Loco stesse si sono reinventate, aprendo nuovi scenari e mettendosi in gioco. Questo è l’essere resilienti, una caratteristica che andrebbe insegnata, sviluppata e stimolata, poiché la capacità delle comunità di adattarsi rapidamente alle trasformazioni del mondo sarà sempre più necessaria. Solo se vediamo il cambiamento come un fattore positivo, riusciremo a leggere le occasioni che il futuro ci propone come momenti di sfida e di crescita.