Asparago Bianco di Zambana

L’Asparago bianco di Zambana

Tra storia, passione, territorio e volontariato

di Viviana Brugnara

All’ombra della Paganella, su un terreno nella Piana Rotaliana dove le acque del Noce si gettano in  quelle del fiume Adige, si trova l’abitato di Zambana, un paese di relativa recente costruzione, che nel contempo porta con sé uno strappo con il passato che racconta di quando, sul finire degli Anni Cinquanta, gli abitanti dovettero abbandonare il paese a causa delle ripetute frane succedutesi in quel periodo.

Oggi arriviamo a “Zambana Vecchia” in un clima di festa, dove sotto la moderna tettoia comunale si trova il gruppo di volonterosi pensionati presi a “pelar sparzi”. Sono giorni di festa nel Comune che oggi, dopo la fusione con Nave San Rocco, porta il nome di “Terre d’Adige”, giorni in cui sono attese migliaia di visitatori che arrivano qui per assaggiare i piatti cucinati con i preziosi “asparagi di Zambana”.

A coordinare il laborioso gruppo di “peladori” c’è Lorenzo Clementel, memoria storica del gruppo, le cui appassionate parole raccontano di un percorso importante vissuto negli anni, che ha portato il prodotto di questo paese – anche grazie al volontariato e all’associazionismo – ad essere una vera eccellenza gastronomica.

“La festa dell’asparago è legata alla festa che si faceva in paese il primo maggio e che segnava l’apertura della stagione.”

Ma il racconto di Lorenzo parte ancora da tempi più remoti, quando – spiega – “i primi turisti che arrivavano dalla città venivano fino qui a Zambana, con la funivia salivano sulla Paganella e al ritorno si fermavano nelle osterie presenti in paese a fare questa particolare merenda con asparagi, uova e un bicchiere di “vernaccia”: quella è stata per il paese, se così vogliamo chiamarla, la prima forma di turismo”. Un turismo che purtroppo ebbe un triste epilogo causato dalla frana che ne decretò la chiusura definitiva.

Da quegli asparagi degli Anni Venti, tra difficoltà e voglia di continuare a vivere, il tempo è passato e nel contempo la qualità di questo prodotto è sempre stata in costante miglioramento, arrivando ad essere riconosciuta come “Asparago bianco di Zambana”.

Un nome che porta con sé l’essenza del territorio, come spiega Lorenzo, “mi piace pensare che l’asparago qui abbia avuto origine antichissime, quando Zambana era un insediamento isolato ma allo stesso tempo su una via di comunicazione che dal fondovalle portava verso la Paganella e quindi la Val di Non. La particolarità di questo asparago sta nel fatto della posizione in cui viene coltivato, una nicchia protetta dal monte che si riscalda ma che al pomeriggio ombreggia la zona, e dal terreno umido che ne salva la freschezza e il sapore”.

Il lavoro dei “peladori” continua: in giornata arriveranno le prime centinaia di ospiti.

“Di solito arriviamo a preparare 11 quintali di asparagi, pensate che con un chilo di asparagi riusciamo a servire due porzioni perchè ogni asparago deve essere pulito molto bene affinché non faccia i fili che non si possono mangiare”.

La festa dell’asparago è legata alla festa che si faceva in paese il primo maggio e che segnava l’apertura della stagione. Negli Anni Ottanta iniziò a ingrandirsi, coinvolgendo più associazioni unite per migliorare di anno in anno questo evento. Da lì prese vita anche la Pro Loco che – dice  Lorenzo – “sul tema dell’asparago ha fatto veramente molto, aumentando la conoscenza del prodotto, del territorio e del metodo di lavorazione”.

Quest’anno la festa continua oltre ai giorni tradizionali, trasformandosi in “festival”: nei giorni 7, 8, 14 e 15 maggio sarà possibile partecipare all’esperienza “Dalla Terra alla Tavola” con la raccolta e degustazione dell’Asparago Bianco di Zambana, sotto la guida degli esperti asparagicoltori locali De.Co.