Il Trentino è tante cose: laghi, montagne, comunità, storia, ma anche tradizioni. E non tutte sono così conosciute, nemmeno da chi abita questi luoghi. Per questa ragione, oggi vi portiamo nel piccolo Comune di Carisolo, per farvi conoscere l’antica arte vetraria.
di Giada Robol
A fine Settecento, nella Valle Rendena, si sviluppò l’attività vetraria, la quale divenne il fulcro dello sviluppo economico del luogo per circa un secolo.
La Valle si presentava come una vera e propria “miniera di cristalli” , descritta così da don Michel’Angelo Mariani nel 1673 per la presenza di importanti cave di quarzo ialino e di feldspato-ortose, minerali di ottima qualità che permettono la realizzazione di prodotti di pregio.
La presenza di tali giacimenti di quarzo e la vicinanza a fitti boschi di conifere favorì la creazione di fabbriche di vetri nel territorio che allora era parte del Tirolo meridionale.
Nel 1804, a Carisolo, venne costruita la prima fabbrica di vetri ad opera della ditta Pernici e Bolognini, e successivamente, nel corso della prima metà dell’Ottocento, ne vennero fondate altre, fra cui quelle in Val d’Algone e a Tione.
“È grazie a queste collaborazioni fra diverse realtà che questi piccoli e fragili oggetti di cristallo continueranno a raccontarci storie.”
Mentre in queste ultime due località la produzione riguardava lastre di vetro per finestre, a Carisolo, le maestranze di origine boema, portatrici di un’antica tradizione di lavorazione del cristallo, realizzavano dei manufatti chiamati “galanterie”: oggetti unici e pregiati sia nella lavorazione che nella decorazione e, per questo motivo, non destinati ad un uso quotidiano.
Nonostante le trasformazioni e le numerose vicissitudini che si susseguirono nel tempo, l’attività vetraria rendenese continuò per circa un secolo ed ebbe molta rilevanza per lo sviluppo industriale ed economico del luogo.
Tuttora, la memoria di questa antica attività locale viene tenuta viva dalla Pro Loco di Carisolo, che ha contributo alla valorizzazione e all’esposizione di un’opera contemporanea intitolata “VetroCenacolo”, una trasposizione di un affresco quattrocentesco in vetro soffiato realizzata dal maestro soffiatore di Murano Silvano Signoretto. La realizzazione di quest’opera ha aiutato a far conoscere una realtà del territorio poco conosciuta.
È grazie a queste collaborazioni fra diverse realtà che questi piccoli e fragili oggetti di cristallo continueranno a raccontarci storie, fondendo il passato con il presente.


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